È davvero difficile imparare una lingua straniera?
Capita spesso di imbattersi in annunci o volantini pubblicitari di centri linguistici che promettono di insegnare le lingue straniere in maniera facile e veloce, basando, di solito, le proposte formative su diverse metodologie didattiche.
Ma imparare una lingua straniera può essere davvero facile e veloce come si vuol far credere?
Ovviamente quando parliamo di “imparare una lingua straniera”, il livello linguistico cui puntiamo non è quello di poter esprimersi in una lingua maccheronica, ma non si intende nemmeno un livello di padronanza linguistica pari a quella di un madrelingua. Piuttosto una trasmissione di valori, emozioni, idee oltre che di semplici informazioni, come ad esempio le indicazioni stradali.
Saper esprimere le proprie emozioni e opinioni in maniera chiara e corretta in una lingua straniera e comprendere quelle dei parlanti madrelingua è uno stadio linguistico tanto importante quanto difficoltoso da raggiungere – anche perché, a differenza delle opinioni, esprimere adeguatamente le emozioni a volte risulta difficile persino nella nostra lingua madre. Ma questo è un argomento che richiede ulteriori considerazioni che potremmo trattare in un prossimo articolo.
Il livello di conoscenza linguistica che vorremmo prendere in esame per quanto riguarda la tanto “proclamata” facilità del suo insegnamento ed apprendimento corrisponde, secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), al livello B1/B2.
In tutti i libri pensati per lo studio delle lingue straniere o della didattica delle lingue, per livello soglia troverete indicato il livello B1, ma noi preferiamo specificarlo come B1/B2, anziché soltanto B1. La ragione di questa scelta merita qualche parola, anche se sicuramente evidente per insegnanti di lingue e studenti attenti al proprio percorso di apprendimento linguistico. Senza dilungarci troppo, possiamo dire che ogni livello linguistico si suddivide in due sottolivelli. Ad esempio, un apprendente di livello linguistico B1, in realtà potrebbe avere un livello veramente pari al B1 oppure un livello A2/B1. La differenza sta nella completa o mancata acquisizione delle quattro abilità linguistiche (lettura, ascolto, scrittura e parlato) – e non solo, ma di questo parleremo più avanti – e tali abilità definiscono ogni livello linguistico europeo. Quindi uno studente in “lettura e scrittura” potrebbe aver raggiunto il livello B1, ma in “ascolto e parlato” può risultare niente di più di un completo A2. A questo punto noi, approssimativamente, possiamo anche dire che lui/lei ha un livello corrispondente al B1 ma, in sostanza, si tratta di un livello A2/B1.
Quindi “imparare una lingua straniera” per noi significa sapere una lingua a livello B1, e non a livello A2/B1. Perché soltanto a questo livello di conoscenza noi possiamo iniziare a interagire anche “emotivamente” all’interno di una lingua-cultura straniera.
Di solito si pensa che per raggiungere questo livello (un vero B1) sia per forza necessario vivere nel paese in cui si parla la lingua studiata. Ma non dimentichiamo di avere la tecnologia con tutte le sue accezioni a portata di mano e, ormai anche, a portata di tutti. Il paese e la cultura della lingua straniera che vogliamo imparare non sono in realtà così distanti da dove ci troviamo; basta solo saper renderli ancora più vicini grazie al corretto utilizzo della tecnologia.
Per di più, vivere sul posto non garantisce sempre l’acquisizione linguistica. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui non poche persone, nonostante una lunga permanenza all’estero, non riescano ad averne piena padronanza della lingua e tanto meno della cultura.
Ed eccoci, finalmente siamo arrivati al nocciolo della questione linguistica cui volevamo giungere:
Per imparare una lingua straniera, occorre “viverla” sotto tutti gli aspetti possibili. Indipendentemente da dove ci troviamo fisicamente.
Dunque, senza inserire nella nostra vita quotidiana la lingua straniera che ci accingiamo ad imparare, studiandola soltanto “a distanza”, senza creare un legame emotivo ancor prima che mentale con essa, magari a lungo termine si può anche impararla, ma si tratterebbe soltanto di un’acquisizione meramente linguistica, mentre “imparare una lingua straniera” è molto di più di un semplice “poter chiedere un caffè al bar” o “saper chiedere un indirizzo”.
La chiave principale per imparare una lingua, insieme alla sua cultura, è viverla, nel vero senso della parola, cioè coinvolgendo nel percorso di apprendimento linguistico anche il nostro “io” emotivo.
Lo studio di una lingua straniera se viene ridotto alle nozioni grammaticali da fissare attraverso esercitazioni sui libri di testo, il percorso di apprendimento non sarà facile né veloce. La lingua, se la vogliamo imparare davvero, deve essere parte integrante del nostro essere e della nostra vita, e non un semplice passatempo cui dedicarsi in momenti d’ozio.
Come vedete, ciò che fa la differenza è sicuramente il nostro approccio alla lingua: concepirla, non solo come un mezzo di comunicazione, ma come un essere vivente che nasce ed evolve di pari passo con la cultura e società cui appartiene, sarà il primo passo che ci condurrà alla ben più complessa “competenza comunicativa”.
Per fare un po’ di chiarezza sul concetto di “competenza comunicativa” approfondiamo il significato reale dell’imparare una lingua straniera. Interagire efficacemente in una lingua straniera non riguarda soltanto un’attività mentale, ma, anche e soprattutto, affettiva ed emotiva. Altrettanto sono importanti la riflessione metalinguistica e l’attivazione del pensiero critico. Ma come fare per includere tutte queste funzioni nel nostro percorso di apprendimento? La risposta, che è in realtà una nostra regola linguistica, è semplicissima:
Anziché fare qualsiasi cosa pur di “praticare la lingua”, utilizzarla e praticarla facendo qualcosa che ci interessa veramente, cui teniamo davvero.
È molto importante tenere presente questa distinzione che a volte, e purtroppo, sfugge anche all’attenzione di chi insegna le lingue straniere. Perché quando ci impegniamo in qualcosa che ci interessa e ci procura il piacere, quell’area del cervello deputata alla gestione delle emozioni si attiva e: “Che l’apprendimento abbia inizio!”.
A questo punto ci preme ricordare un’affermazione del poeta inglese Wystan Hugh Auden che dovremmo sempre avere presente:
“Il piacere è ben lungi dall’essere un criterio critico infallibile: è però il meno ingannevole.“
Senza emozioni, senza piacere non esiste l’apprendimento e ancor meno quello “veloce e facile”…
Finora abbiamo cercato di rispondere alla domanda che ci siamo posti nel titolo del nostro articolo attingendo, soprattutto, al lato affettivo ed emotivo della dimensione linguistica, fondamentale nella competenza comunicativa. E abbiamo capito che imparare una lingua straniera è difficile in proporzione inversa all’impegno intellettivo ed emotivo. In breve, si tratta di un percorso non solo linguistico ma di crescita personale, a meno che non siate particolarmente portati per le lingue straniere oppure non vi approcciate allo studio di una lingua straniera solo per non perdervi all’estero.
In conclusione;
insegnare o imparare una lingua in maniera facile e veloce non è impossibile!
Ma prima, ricordiamo una cosa: in un percorso didattico non esiste soltanto il successo o la bravura dello studente, proprio come non si può nemmeno parlare soltanto della bravura dell’insegnante, in quanto si tratta di un lavoro di gruppo che comporta rispetto, impegno, sostegno e motivazione continua da entrambe le parti.
Insegnare una lingua straniera potrebbe essere facile e veloce se, prima di tutto, rivolgiamo l’attenzione non al “quanto” impara lo studente che abbiamo di fronte, ma al “come” impara. È necessario scoprire il suo modo di apprendere e farglielo scoprire affinché non dipenda sempre dall’insegnante.
Ma forse è ancora più importante saper trasmettere allo studente la passione che, noi come insegnante, abbiamo per quella lingua e cultura che proviamo ad insegnare.
Per quanto riguarda lo studente invece, imparare una lingua straniera potrebbe risultare facile e veloce se il compito, o meglio, l’obiettivo dello studente risiede non tanto nella memorizzazione delle regole grammaticali della lingua quanto nel:
“Vivere” la lingua, inserendola al centro della propria vita.
Seguendo questo obiettivo sarà poi lo studente stesso a capire meglio come potrà imparare facilmente e velocemente una lingua straniera.
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